Brig (Svizzera), 23 settembre 1910. Dopo giorni di rinvii dovuti al maltempo, due soli concorrenti sono ancora in gara per la prima Traversata delle Alpi. È un mattino nebbioso e freddissimo, con venti irregolari. Ma è il penultimo giorno utile per compiere l’impresa. Il bando lanciato dal comitato promotore italiano ha dell’impossibile. Gli organizzatori, animati da fede incrollabile nell’ineluttabilità del progresso umano, nel corso del mese di luglio 1910 hanno lanciato la sfida: un premio di 70.000 lire attende chi riuscirà nella folle impresa di sorvolare il passo del Sempione, a 2008 metri di altitudine, fra Brignel Vallese (Svizzera) e Domodossola. Un’impresa incredibile per quei tempi, la prima traversata delle Alpi.
L’aviazione ha solo sette anni: il primo aereo si è levato in volo ad un’altezza di tre metri nel 1903 in North Carolina, ad opera dei fratelli Wright. In Francia, paese all’avanguardia nel volo, hanno ottenuto il brevetto una cinquantina di piloti in tutto; e l’aero-club di Londra è stato fondato da qualche mese. Nonostante i frenetici progressi del neonato “sport” (così è ancora considerato), fino a quello stesso mese di luglio 1910 nessun uomo ha mai volato a più di 1000 metri di altezza. E adesso, tutt’a un tratto, la sfida è scavalcare un ostacolo naturale imponente e irto di incognite a più di 2000 metri.
Fredo Valla, dopo una ventennale esperienza nelle produzioni televisive, raggiunge il riconoscimento di critica e pubblico firmando soggetto e sceneggiatura di “Il vento fa il suo giro” (2007), tra i più sorprendenti casi cinematografici degli ultimi anni. Il film, diretto da Giorgio Diritti e realizzato a budget zero, vince il Gran Premio al Festival di Annecy e partecipa a numerosi festival internazionali, consacrando Fredo Valla come uno degli autori più originali e innovativi del panorama nazionale e non solo. Nel 2013, sempre per la regia di Diritti e con Jasmine Trinca come interprete principale, scrive la sceneggiatura di “Un giorno devi andare”, che riesce a superare l’enorme successo del film precedente, sia in Italia, che all’estero, entrando nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival e ottenendo cinque nomination ai David di Donatello.
L’approdo alla scrittura e alla regia cinematografica, tuttavia, rappresenta soltanto il culmine di un’attività artistica unica nel panorama italiano. Lavora, infatti, per venticinque anni come giornalista freeelance per riviste mensili (Airone, Atlante, No Limits World, Gardenia, etc.) e scrittore per giornalini per ragazzi (Topolino, Giovani Marmotte, Dodo, etc.), occupandosi di svariati argomenti, tra i quali l’indimenticabile reportage sulla marcia di oltre trecento chilometri lungo il fiume Don, sulle tracce dei soldati italiani dell’ARMIR. Pubblica una ventina di libri di divulgazione (per Piccoli, Fabbri, De Agostini e vari editori europei e americani), firmandoli con l’amica Andrée Bertino, francese di Nizza. Libri dai soggetti più diversi: la natura, gli animali, le città scomparse, il cielo, leggende, meraviglie.
I primi contatti col mondo del cinema, risalgono ad inizio anni ’90, quando entra nel centro sperimentale di Ermanno Olmi, “Ipotesi Cinema”. È qui che realizza i primi documentari e stringe amicizia con Giorgio Diritti, col quale darà vita, qualche anno dopo, a un sodalizio creativo tra i più interessanti degli ultimi anni nel cinema italiano. Inizia allora il suo lavoro di documentarista, dirigendo film che si occupano di montagna, questioni nazionali, abbazie, storie di guerra, dove già emergono il suo talento e il suo peculiare sguardo cinematografico. Collabora con Pupi Avati curando la regia di numerose puntate di serie televisive per Tv 2000. Tra i soggetti: i paesi dell’Est europeo dopo la fine del comunismo (A est di dove?), le tradizioni popolari (Feste storiche italiane), l’Europa sociale (Gli stati del welfare), i santuari in Italia e in Europa (Luoghi della devozione popolare), le istituzioni culturali (Grandi musei d’Europa), i cristiani nei regimi comunisti.
All’esperienza creativa, così versatile e feconda, si affianca un percorso biografico altrettanto originale. Nato e cresciuto nelle Alpi Occitane, in provincia di Cuneo, dove vive tuttora, Fredo Valla si definisce un “intellettuale di montagna”. Infatti, oltre a dedicarsi all’attività cinematografica, coltiva l’orto a oltre milletrecento metri d’altitudine, fa l’arrotino e lo zoccolaio, mentre d’inverno ama cacciare tra le sue valli. Fin dalla tenera età, si occupa della questione occitana, compiendo quello che, con un termine ormai desueto, chiama “militanza”. A questo si aggiunge l’esperienza di insegnante: fonda nel 2012, ad Ostana (Cuneo), assieme a Giorgio Diritti, la scuola di cinema “L’Aura”, che riunisce aspiranti e talentuosi filmmaker in un piccolo villaggio sotto il Monviso.